RISULTATI 2021 - Si chiude in rosso fin dall’ebit l’esercizio 2020 di Trevifin (l’esercizio 2020 aveva però beneficiato di proventi finanziari derivanti dall’accordo di ristrutturazione con le banche). I ricavi caratteristici sono saliti del 5,1% a 479,8 milioni, ed includendo gli altri proventi in diminuzione del 57,4% a 14,7 milioni (minori sopravvenienze attive, vendite di ricambi e materie prime, plusvalenze da cessione cespiti e rimborsi assicurativi), il giro d’affari complessivo si è attestato a 496,4 milioni (+0,7%). In tale ambito particolare i ricavi in Italia sono balzati del 34,2% a 65,3 milioni (trainati dalla Divisione Trevi) e in Africa del 90,1% a 69,8 milioni per effetto dei lavori di fondazione svolti da una controllata nigeriana; in USA e Canada sono saliti del 4,2% a 114,1 milioni e in Medio Oriente e Asia dell’11,5% a 60 milioni con un andamento positivo sia della Divisione Trevi sia di Soilmec. Per contro in Europa vi è stata una contrazione del 27,4% a 84,1 milioni e in America Latina del 48,2% a 16,3 milioni (in entrambi i casi andamento dovuto alla Divisione Trevi), e in Estremo Oriente e resto del mondo del 10,8% a 85,1 milioni, stavolta in relazione alle attività di vendita di Soilmec. Per quanto riguarda l’andamento dei diversi settori, i lavori speciali di fondazioni (al lordo delle elisioni) sono scesi del 5% a 358,8 milioni mentre la produzione dei macchinari speciali per fondazioni ha visto un incremento del 19,1% a 118,5 milioni. La variazione delle rimanenze è passata da un valore positivo per 5,9 milioni a uno negativo per 6,5 milioni. I costi per consumi di materie prime sono saliti del 13,6% a 180,1 milioni, mentre sono diminuiti tutti gli altri costi operativi. Quello del personale è sceso del 7,8% a 127,8 milioni, in presenza del resto di un numero di dipendenti passato da 3.704 a 3.218 unità, i costi per servizi del 10,8% a 116,2 milioni (minori costi per lavorazioni esterne, manutenzioni e riparazioni, assistenza tecnica, forza motrice e altri), e gli altri costi operativi del 9,4% a 34,4 milioni. Gli incrementi di immobilizzazioni per lavori interni sono passati da 13,5 a 12,9 milioni. Nel complesso l’ebitda è passato da 45,4 a 42,5 milioni (-6,4%); l’ebitda rettificato, al netto degli oneri non ricorrenti, è invece passato da 50,2 a 49,6 milioni (-1,2%). Gli ammortamenti sono scesi da 41,2 a 33,9 milioni, ma gli accantonamenti e svalutazioni sono balzati da 3,6 a 14,2 milioni; ciò soprattutto per un accantonamento a fondo rischi pari a 8,8 milioni dovuto al rischio che alla società venga richiesto il riconoscimento di un debito da escussione di garanzie. Pertanto da un utile operativo di 553.000 euro si è passati a una perdita operativa di 5,6 milioni. Ma come si è detto il saldo della gestione finanziaria 2020 era stato positivo per ben 262,1 milioni, di cui 247,6 milioni riferiti al differenziale positivo derivante dalla conversione di parte dei debiti finanziari da parte delle banche creditrici e 44,3 milioni all’adeguamento a fair value dei debiti finanziari non correnti a seguito del riscadenziamento del debito al 31/12/2024). Nel 2021 vi sono invece stati oneri finanziari netti per 27,7 milioni. Al 31/12/2021 l’indebitamento finanziario netto ammontava a 261,2 milioni, in lieve diminuzione rispetto ai 279,6 milioni di fine 2020. Così si è passati da un utile ante imposte di 262 milioni a una perdita ante imposte di 33,8 milioni; dopo imposte passate da 12,5 a 17,5 milioni (tax rate 2020 pari al 4,8%) e lo scomputo di una quota di utile di competenza di terzi per 1,7 milioni, si è infine giunti a una perdita netta di circa 53 milioni, che si confronta con un utile netto 2020 di 241,5 milioni che scontava perdite di attività in cessione (settore Oil and Gas) di 12,8 milioni e una quota di perdita di competenza di terzi pari a 4,7 milioni.
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