B.Profilo: ai supplementari con offerta di RiverRock per 29% (Rep)
07 Março 2022 - 4:46AM
MF Dow Jones (Italian)
Il fondo Sator Private Equity è giunto a scadenza il 5 marzo e
ora deve decidere come procedere alla cessione degli asset. Per
Banca Profilo è sul piatto una proposta vincolante del fondo
RiverRock, per una quota di maggioranza relativa sotto il 30%.
Lo scrive Affari & Finanza di Repubblica spiegando che a
vendere è Sator Private Equity Fund, il Fondo di private equity di
diritto inglese messo in piedi 12 anni fa dalla Sator Capital Ltd,
una sgr inglese che fa capo alla Sator Spa di Matteo Arpe.
Quest'ultimo, oltre ad aver creato (e anche gestito il fondo ma
soltanto fino al 2015), vi partecipa con il 19%. Il fondo ha in
pancia il 63% della quotata Banca Profilo, una quota di Aedes
tramite Augusto Spa e altre residue partecipazioni in non quotate.
I principali quotisti del Fondo, oltre a Sator Spa, sono
l'Enasarco, con poco più del 19%, poi, con percentuali minori
Fondazione Roma, Banca di San Marino, Cassa Forense, Fondazione
Mps, Effepilux Alternative, Poste Spa. L'asset più importante del
fondo rimane proprio Profilo, che peserebbe - secondo i calcoli
della stessa sgr - per il 66% del valore residuo dello stesso. Un
altro 10% del valore deriverebbe dalla quota in Aedes mentre
Tinaba, una Fintech che offre servizi di pagamento e investimento,
peserebbe per il 17%.
Sulla vendita di Banca Profilo si gioca gran parte del destino
del fondo, e anche quella che dovrebbe portare un effettivo
guadagno per i quotisti. Il resto dovrebbe comportare solo perdite.
Ma il Fondo è venuto a scadenza il 5 marzo scorso, dopo dieci anni
di vita e due di proroga, senza però che sia riusciti a liquidare
tutte le partecipazioni. Sarà per questo che i principali quotisti
- Enasarco, Fondazione Roma, Effepilux, Banca di San Marino,
Fondazione Mps - hanno inviato nei giorni scorsi una lettera al
gestore esprimendo «disappunto » per non essere stati informati se
non all'ultimo momento che serve un'ulteriore «estensione» di
alcuni mesi «senza alcuna rilevante documentazione e informazione
supplementare in relazione al processo di disinvestimento che
s'intende implementare, e che sarebbe appropriato per permettere
agli investitori di valutare la richiesta di estensione».
Il gestore si affida a un Comitato di investimenti composto da
quattro persone e un tempo presieduto da Arpe, che però dal 2015 ne
è fuori. C'è da dire che già un anno fa, quando si prospettò la
cessione poi non realizzata a Banor, i quotisti avevano preso carta
e penna per esprimere la loro insoddisfazione al gestore per la
mancata vendita. Adesso i timori sono raddoppiati, visto che
teoricamente il fondo - senza accordi ulteriori - potrebbe andare
in liquidazione, e quindi sembrerebbe avere minore spazio di
manovra. Tuttavia, rientrando il fondo nella legislazione inglese,
anche il processo di liquidazione potrebbe essere gestito senza
alcun obbligo di cedere gli asset al primo che si fa va avanti,
rimanendo al gestore la facoltà di scelta.
pev
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March 07, 2022 02:31 ET (07:31 GMT)
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