Da quando, all'alba del 24 febbraio, è iniziata la distruttiva invasione dell'Ucraina da parte della Russia, oltre 250 tra le più grandi società globali hanno annunciato il loro ritiro, o adottato misure simili, dal Paese che ha intrapreso la guerra. Mosse messe in atto per protestare nei confronti di una decisione durissima, che la comunità internazionale ha condannato con altrettanta decisione. In ballo però ci sono miliardi di dollari di affari che molti dei colossi dell'economia globale hanno fatto e fanno in Russia.

Motivo per cui c'è un nutrito gruppo di grandi società occidentali che non ha ritirato le proprie attività dal Paese di Putin e molti di questi big mondiali, tra cui vi sono anche alcune italiane, stanno continuando a operare in Russia. Sono aziende che hanno un'esposizione significativa sui mercati russi e che potrebbero vedere presto questa loro quota di fatturato deteriorarsi o svanire, se aumenterà l'escalation del conflitto e la Russia decidesse di andare nella direzione, già nell'aria, di un maggior isolamento dal resto dell'economia globale. Inoltre, se l'abbandono di grandi investimenti e la perdita di giro d'affari possono avere un costo, c'è però un forte incentivo reputazionale a ritirarsi dalla Russia. Chi non lo fa rischia di dover affrontare un'ondata di risentimento pubblico, così come già accade su altri temi come i cambiamenti climatici. Non a caso un sondaggio di Morning Consult negli Usa ha rivelato che oltre il 75% degli americani chiede alle società di tagliare i rapporti commerciali con la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina.

Lo Yale Chief Executive Leadership Institute ha stilato una lista, che aggiorna quotidianamente, delle aziende che più sono esposte alla Russia, suddividendole tra quelle che hanno intrapreso azioni di chiusura verso lo stato russo e chi no. E tra quest'ultime, vedere tabella qui accanto, ci sono anche delle italiane. Pirelli, ad esempio, gestisce gli stabilimenti di pneumatici di Kirov e Voronezh. Un totale del 3% del fatturato complessivo determinato dalla Russia, dove si concentra il 10% della produzione di pneumatici. Maire Tecnimont è presente nel Paese con impianti che vanno continuamente manutenuti da personale specializzato (altrimenti c'è rischio di esplosioni), inoltre ha una controllata, Mt Russia, con un centro di ingegneria. Ma anche Ferragamo per ora prosegue le proprie attività nel Paese, dove ha un giro d'affari pari al 10 milioni di dollari (1% del fatturato).

fch

 

(END) Dow Jones Newswires

March 09, 2022 02:10 ET (07:10 GMT)

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