Mi.Marketing Festival: Marchi alla rivoluzione dei social (MF)
22 Março 2018 - 4:42AM
MF Dow Jones (Italian)
"È difficile inaugurare questo 2* Milano Marketing Festival
senza mettere al centro della rivoluzione del marketing ciò che è
stato fatto attraverso i social network". Paolo Panerai,
vicepresidente e a.d. di Class Editori, ha aperto così la tre
giorni di conferenze, workshop e laboratori in corso al MegaWatt
Court di Milano. Citando il pioniere della "data science" Mario
Rasetti, protagonista della passata edizione del MMF, Panerai ha
portato l'esempio delle sue previsioni ben prima dello scoppio del
caso Facebook /Cambridge Analytica: "Ha indicato un problema etico
nonché politico dietro i big data. Sui social un solo post
ri-condiviso può potenzialmente arrivare a oltre un milione di
persone. Servono leggi precise a difesa della privacy e Rasetti non
ha un profilo Facebook".
L'impatto dei social network sul mondo del marketing, scrive MF,
sta riguardando la creatività, le aziende ma anche il mondo retail
e il cliente, delineato ieri come un soggetto chiave (se partecipe
ai progetti dei brand) per far crescere le vendite.
"Paradossalmente usiamo ancora poco il futuro", ha detto indicando
il suo smartphone Italo Rota, direttore creativo del MMF e
progettista dell'allestimento al MegaWatt Court per fare incontrare
studenti, operatori e aziende. "Le idee che scorrono nel mondo
digitale sono di per se marketing. La tecnologia delle idee ha
sostituito la cultura del progetto arrivando direttamente al
design".
L'ecosistema dei consumi, dal mass market al lusso, è
espressione tangibile della rivoluzione social. Come ha
sottolineato a Emanuela Prandelli, Lvmh associate professor of
fashion & luxury management dell'Università Bocconi: "Il
digitale è passato da essere una minaccia, complice l'empowerment
dei consumatori pronti a criticare, a mezzo per esaltare il
coinvolgimento del cliente". Al pubblico accorso al 2* Milano
Marketing Festival ha citato alcuni esempi chiave di social
engagement con conseguenze dirette sui risultati dei brand: «La
caccia al tesoro annunciata via app e firmata Jimmy Choo per le vie
di Londra una volta terminata ha fatto impennare le vendite del 35%
nell'area della capitale; l'ottico Usa nato online Warby Parker ha
pianificato le aperture retail dai social, mentre casi eclatanti,
dalle grucce interattive di C&A al rivenditore Usa di magliette
disegnate dagli utenti Threadless (30 mln di dollari di ricavi)
fino agli scaffali di Muji dove i designer erano i consum-autori,
hanno dimostrato su gruppi di studio creati ad hoc che la
disponibilità a fare acquisti sale del 50% se le persone sono
informate dell'apporto diretto dei clienti".
Il coinvolgimento del consumatore è alla base dell'esperienza
imprenditoriale di Gio Giacobbe, imprenditore e managing director
di Triboo digitale, l'e-commerce company che gestisce strategie
digital dei brand. "Quando sono uscito dal retail della moda ho
fondato il marchio di calzature Acbc diffuso a partire dalla Cina:
in produzione solo i modelli con più like dalla community, mentre
gli acquisti si fanno via mobile nello showroom". Il modello da
seguire per i brand? "Sfruttare al massimo le tecnologie non
scordandosi del cliente al centro, come il mio panificio di fiducia
a Sanremo, ma in versione 4.0".
Nel corso del panel dedicato a "Marketing evolutivo e
disruption" è emerso che Facebook è il centro dell'ecosistema
informativo. "Circa un minuto su 5 passato su mobile è sui social
fondati o acquistati da Mark Zuckerberg (Facebook , Instagram o
Whatsup)", ha detto Luca Lamesa, presidente di SingularityU Roma e
numero uno di Procter&Gamble Alumni Italia. "Come mi hanno
insegnato le passate esperienze in P&G e Unilever, nel
marketing contano i calcoli più che la creatività e i social sono
fondamentali per strategie e campagne mirate. L'importante è non
dopare con i like le metriche se l'utente cerca altro".
La messaggistica e i video saranno mezzi fondamentali a
disposizione dei brand. "Entro il 2020", ha detto Valerio Perego,
sales manager di Facebook Italia, "oltre l'80% della popolazione
utilizzerà un'app di messaggi istantanei, mentre il 75% del
traffico dati sarà su video". Altra tendenza, gli acquisti di
prossimità: "Il 50% dei consumatori nei prossimi due anni comprerà
online ma cresce anche il negozio sotto casa: a dirlo sono gli
hashtag delle vetrine di prossimità aumentate del 17%".
Il mondo accademico che lavora accanto alle aziende ha
amplificato ieri al MMF l'importanza della rivoluzione 4.0. Angelo
Di Gregorio, direttore Criet e professore ordinario di management
all'università Milano-Bicocca, ha detto: "Molta industria del made
in Italy si è mossa grazie agli sgravi proposti dal governo e alla
riforma del settore. Ora però la sfida è che tutte le parti
d'azienda parlino fra loro grazie anche al digitale". Di una via
del marketing made in Italy ha parlato Andrea Farinet, docente
marketing relazionale e crm, Università Carlo Cattaneo. "Tra noi e
il metodo anglosassone c'è l'oceano", ha sottolineato, " e il
digitale è come un'onda che va a infrangersi su un monolite. Poi
c'è la crisi: in Italia il potere di acquisto dagli anni 70 si è
dimezzato e l'80% delle campagne 2017 non ha prodotto impressioni
positive. Il social marketing se è manipolazione dei consumi è
morto, se analizza e offre qualcosa di buono allora ben venga".
red
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March 22, 2018 03:27 ET (07:27 GMT)
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