MILANO (MF-NW)--Il rialzo dei tassi Bce è al capolinea? L'ultimo dato sull'inflazione in area Ue dice che a ottobre c'è stato un sensibile calo, per quanto dovuto quasi esclusivamente ai prodotti energetici, mentre sui beni di consumo la febbre è ancora elevata. Inoltre i venti di guerra nell'area calda mediorientale rischiano di provocare quest'inverno una ripresa dei prezzi di petrolio e gas. Ragione che spiega la prudenza su un prossimo taglio dei tassi. Se anche il tetto è stato raggiunto, sarà difficile che la Bce cambi subito atteggiamento, inaugurando una politica finalmente espansiva. Tutto dipenderà dai danni che un rialzo così violento dei tassi produrrà sull'economia reale, con molti analisti che prevedono una prossima recessione europea.

Ecco perché, scrive MF-Milano Finanza, è troppo presto per festeggiare un eventuale cambio di rotta della politica monetaria e lo scenario più plausibile è che l'attuale livello dei tassi resti immutato almeno per la prima metà del 2024. In questo frangente è ovvio che le società molto indebitate rischiano ancora di soffrire, con un peso degli oneri finanziari destinato a durare soprattutto per chi non si è coperto con degli swap e ha il debito a tasso variabile. Al contrario le società liquide con una posizione finanziarie netta positiva possono continuare a beneficiare del clima da zero debiti netti. Del resto la vecchia regola del Cash in King non è mai stata tanto attuale come oggi.

A Piazza Affari sono 90 i titoli che possono vantare una posizione finanziaria netta positiva. La liquidità supera il debito finanziario e rende queste società resilienti in un clima di tassi elevati. Ma il requisito della cassa in eccesso non è certo l'unico a garantire una sorta di safe haven, né tanto meno a determinare il destino in borsa. Puoi avere cassa ma se le redditività lorda e operativa è bassa o addirittura negativa, allora tanta liquidità non basta a far muovere verso l'alto il prezzo dell'azione. Dentro quel plotone di 90 titoli liquidi ci sono situazioni di eccellenza. Non solo cassa quindi, ma andamenti del conto economico più che buoni.

È il caso di Danieli. Il gruppo siderurgico friulano che opera a livello globale corre come un treno sui fondamentali. L'annualità 2023, chiusa a giugno, ha visto ricavi crescere di 500 milioni a quota 4,1 miliardi a livello consolidato. Il margine operativo lordo supera il 10% dei ricavi e l'utile netto è stato di 243 milioni di euro. Di fatto il più alto almeno da più di un decennio. Un picco sopra i 200 milioni era stato raggiunto nel lontano 2010, poi mai più fino alla stagione 2022, con i profitti netti a quota 218 milioni, in ulteriore accelerazione quest'anno. Tanta profittabilità accompagnata da una posizione finanziaria netta positiva per 2 miliardi. Fieno in cascina per acquisizioni e investimenti senza ricorrere alla leva del debito. Una situazione di grande forza reddituale- patrimoniale che la Borsa ha più che premiato con il titolo vicino ai suoi massimi storici.

Altra situazione di grande tranquillità sul piano patrimoniale è quella di Technoprobe, l'azienda di Merate esplosa in passato per i suoi prodotti esclusivi nel settore dei chip. L'azienda ha cassa libera per 134 milioni, ma in borsa dopo gli exploit passati ora sta cedendo terreno. Il titolo è sceso a 7,2 euro dagli oltre 8 euro dell'estate scorsa. Sulla stasi del titolo pesa il ridimensionamento fisiologico delle attese di crescita. Nei primi sei mesi del 2023 i ricavi sono in calo del 21% e l'utile netto del 53% sul semestre del 2022.

Altro titolo molto interessante che da anni siede su un tesoretto di liquidità è Reply. Non solo ha cassa ma i suoi fondamentali sono più che buoni: l'utile operativo viaggia in media al 13% dei ricavi negli ultimi dieci anni e i ricavi crescono in media del 14% annuo composto, anche qui sull'orizzonte dei dieci anni. In borsa, dopo un decennio esplosivo, ora è in forte calo dai massimi storici di oltre 180 euro del novembre 2021, ai tempi dello scoppio della bolla tech americana che ha contagiato anche Reply. Che resta però un ottimo titolo, solido e profittevole.

Stesso copione per Biesse, Technogym e Saes Getters. Quest'ultima è reduce dal maxi incasso con gigantesca plusvalenza da oltre 700 milioni dalla cessione di un suo business negli Stati Uniti. Di questi, 350 milioni saranno usati per remunerare tutti gli azionisti e 370 milioni andranno a incrementare la già capiente liquidità in seno all'azienda. Solo quell'incasso vale più dell'attuale capitalizzazione di borsa, come se Saes valesse solo la sua cassa. Un caso di palese sottovalutazione del titolo. Biesse vanta una posizione finanziaria netta di 92 milioni con un patrimonio netto di 270 milioni e un indice di redditività lorda all'11% dei ricavi. In borsa è in forte calo sui cinque anni e oggi capitalizza solo il suo patrimonio netto. Una fase di stanca borsistica che può essere un segnale di relativa sottovalutazione.

Technogym ha appena pubblicato i dati dei nove mesi che vedono i ricavi salire del 13% sul periodo precedente. L'azienda di Cesena è proiettata secondo le stime di consenso elaborate da S&P global market intelligence a realizzare un margine industriale al 2024 al 20% dei ricavi. La società ha cassa per 175 milioni a fronte di un debito di 104 milioni con una posizione finanziaria netta di 71 milioni. Altri titoli senza debiti netti che hanno livelli alti di redditività sono Salcef, Gefran ed El.En. Come detto, il cuscinetto di cassa consente oggi di avere un vantaggio competitivo rispetto a chi è indebitato, ma perché funzioni anche sul listino di borsa ci deve essere redditività adeguata.

red

 

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November 06, 2023 02:52 ET (07:52 GMT)

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